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Cenni storici e uomini illustri di Capurso

Cenni storici

Chiesa

L'origine della cittadina è da collocare intorno all'anno Mille. Tracce della sua esistenza si ritrovano, anzi, già prima dell'anno Mille, come si evince dagli affreschi ritrovati nella Grotta di Santa Barbara nell'omonima contrada.

Sull'origine del toponimo Capurso ci sono varie interpretazioni alcune delle quali piuttosto fantasiose.

Secondo una corrente di pensiero (Pacifico e D'Addosio) il nome della città sarebbe derivato da Orso, figlio di Ajone, principe di Bari e Benevento, nell'anno 888 d.C. Un'altra teoria, sostenuta dal Roppo, fa risalire l'origine del nome a Urso o Ursone, nome molto frequente nel Medio-Evo.

Il poeta Torricella associò il nome della città all'orsa polare, ma sicuramente la più suggestiva e affascinante delle interpretazioni è quella legata alla leggenda dell'orso che riscuote grandi consensi su base popolare.

Secondo tale leggenda, il nome della città sarebbe derivato dalla testa di un orso (caput ursi), ucciso dai primi abitanti del luogo, posta su un carro e fatta trainare dai buoi. Il paese sarebbe sorto nel punto in cui il carro fermò la sua corsa. Al di là di leggende e interpretazioni suggestive, studi recenti ritengono che la voce Capurso derivi da quei nomi che, nati come appellativi, acquistano poi il valore di sostantivo. Così da locus caprutius (luogo di capre) sarebbe derivato Caprutius e quindi Capurso.

Una icona della Madonna del Pozzo

Capurso è passata attraverso varie dominazioni straniere, subendo spesso devastazioni e rovine. Nel corso dei secoli si sono infatti succedute le dominazioni normanne, sveve e angioine.

Solo con l'avvento degli Aragonesi e, soprattutto per merito della politica illuminata della Regina Bona Sforza, la cittadina assume una sua dignità civica. Con la morte della regina Sforza il feudo passò nelle mani dei Marchesi Pappacoda che dominarono Capurso per due secoli dal 1556 al 1775 e per cui volontà sorse un palazzo marchesale (spesso impropriamente definito castello) andato però distrutto. La rivoluzione francese ebbe i suoi effetti anche su Capurso nella quale si svilupparono fermenti liberali sostenitori di una Repubblica partenopea in contrapposizione alla dominazione Borbonica. Tale spirito "rivoluzionario" si evidenziò anche durante il periodo dei moti carbonari con la presenza di un associazionismo segreto di stampo liberale. Con l'Unità d'Italia la cittadina assume un suo prestigio tra i Comuni della Provincia grazie all'operato di molti dei suoi cittadini illustri. Durante il periodo delle guerre mondiali Capurso paga un prezzo pesante sacrificando molti dei suoi figli. La fine della guerra e del ventennio fascista rappresentano un nuovo punto di partenza per la cittadina che avvia la propria ricostruzione sociale ed economica.

Personaggi illustri nella storia di Capurso

Marcantonio Paradiso
(1568-1650ca) Medico e poeta, autore di opere scientifiche e di poesie in latino
Michele Sardani
(1670-1731) ecclesiastico e medico al seguito del conte Stella a Madrid
Domenico Torricella
(1637-1701) Arciprete, poeta e latinista. Autore di un sonetto dedicato a Capurso
Domenico Tanzella
sacerdote, protagonista del rinvenimento dell'immagine della madonna del Pozzo
Giuseppe D'Addosio
(1770-1846) notaio e storico. Fu grande studioso e ricercatore
Domenico Mizzi
(1771-1857) filosofo, matematico ed economista, fu autore di numerose opere
Paolo Francesco Pacifico
Avvocato, testimone del ritrovamento dell'immagine della madonna del Pozzo
Luigi Cinefra
(1771-1848) esule in Francia, al suo ritorno in Italia difese Capurso da saccheggi e carneficine
Michelangelo Tansella
(1795-1861) canonico e diplomatico, morto tragicamente durante le lotte politiche che portarono all'Unità d'Italia
Francesco Lattanzio
(1836-1897) Avvocato, fautore della costruzione delle Ferrovie del sud-est
Federico Epifania
(1844-1916) Educatore e poeta
Gennaro Venisti
(1865-1929) Avvocato, poeta e oratore molto apprezzato, deputato del parlamento italiano. Lasciò tutti i suoi beni al Comune di Capurso
Vito Stifano
(1908-1976) pittore a cui è dedicata un'aula dell'Ateneo barese